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Ciao Tom, dopo quattro partite cosa ne pensi del football italiano?

Il football in Italia era qualcosa che non avevo mai sperimentato. Non sapevo bene cosa aspettarmi e, onestamente, non pensavo che il football fosse molto competitivo. Invece, dopo quattro partite vissute con le stesse emozioni di quando giocavo negli Stati Uniti, so che mi piacerà moltissimo giocare qui. I giocatori italiani, anche se non sempre si presentano agli allenamenti, amano la competizione, il cameratismo e l’amicizia che il gioco crea. Il football in Italia è uno sport puro. La gente gioca per amore del gioco e a me piace giocare con persone che hanno la mia stessa passione. Il mio team ha decisamente questo approccio.

2. Cosa hai provato dopo la prima sconfitta al Vigorelli ?

E’ stata una sconfitta molto dura, ma abbiamo imparato molto dalla partita. La nostra squadra è composta da un mix di giocatori giovani che non hanno mai giocato in A1 e alcuni giocatori più “anziani” che non giocavano da tempo. Questo ha portato a una mancanza di fiducia che si è rivelata completamente nella prima partita. Abbiamo giocato un po’ a tentoni e senza grinta. Il risultato è stato un disastro ma noi sappiamo d’essere meglio.

 

3. E al secondo appuntamento grande vittoria nel derby. Cos’è cambiato in una settimana ?

La prima partita è stata un mezzo per tararci. La squadra ha finalmente capito cos’è il football nell’ Italian Football League e che la preparazione per vincere non è una cosa facile. Abbiamo avuto una settimana ottima dal punto di vista degli allenamenti e la squadra era pronta a imparare dai suoi errori. Con un retrogusto così amaro in bocca sapevamo di non volerci sentire ancora così. Sapevamo di avere il talento e che potevamo vincere le partite. Avevamo solo bisogno di una piccola spinta. I Warriors ci hanno decisamente aiutato in questo.

 

4. Come avete celebrato la vittoria nel derby? Tanta gioia nello spogliatoio. Abbiamo atteso 21 anni questa partita. Che impressioni hai avuto ?

La partita è stata un battaglia. Sapevamo quanto questa partita significasse per la nostra organizzazione e abbiamo giocato come se fosse il nostro Super Bowl. I giocatori ci hanno messo passione e non hanno gettato la spugna quando la partita era al limite. E’ stata una vittoria molto soddisfacente e importante. Dopo la partita mi sentivo come se avessi corso una maratona. Era un giorno molto caldo ed è stata una partita lunga. Il nostro compagno di squadra, Giulio Porta, è un ottimo cuoco e ci ha preparato una fantastica cena a casa sua. Alcuni dei ragazzi sono venuti da noi a guardare il filmato della partita. Tutti erano felicissimi e orgogliosi.

 

5. Cosa chiedi alla tua squadra e a questa esperienza in Italia ?

Io voglio solo che la mia squadra giochi al massimo tutte le volte. Ci sarà un momento in cui non potremo più giocare e non voglio che abbiamo rimpianti. Per quanto riguarda questa esperienza, voglio vivere la cultura italiana al massimo e imparare il più possibile sulle persone: chi sono, cosa piace loro fare, perché lo fanno e portarmi un po’ di questo negli Stati Uniti.

 

6. Dicci qualcosa sulla tua esperienza negli Steelers. Facci sognare un po’.

Il 25 Aprile 2009 sono stato contattato dal direttore del personale dei Pittsburgh Steelers che mi informava che non volevano ingaggiarmi passando dai draft, ma volevano che firmassi come free agent. Io ho accettato volentieri. I miei amici sono impazziti e sono subito andato a Pittsburgh quello stesso weekend per alcuni allenamenti con la squadra. Tutto il team era presente e ho conosciuto Troy Polamalu e James Harrison. Tutti erano molto amichevoli, grossi e veloci. Mi sono trasferito a Pittsburgh a maggio e ho vissuto in un appartamento per tre mesi fino all’inizio degli allenamenti in agosto. Durante l’estate ci allenavamo come squadra tre volte alla settimana e i nuovi arrivati si allenavano 5 volte alla settimana: alla mattina, prima di pranzo e con riunioni fino a cena. Il ritiro di agosto è stato molto intenso. Si svolgeva a La Tribe, Pennsylvania, al St Vincent college. Abbiamo fatto due allenamenti al giorno per un mese e tutti i pomeriggi ci allenavamo davanti a circa 3000 tifosi. Camminavo in un tunnel pieno di tifosi tutti i giorni per arrivare al campo e firmavo autografi a bambini e genitori. La mia prima partita nel campo di Heinz è stata incredibile. Era la rivincita del SuperBowl dell’anno prima contro i Cardinals. La mia prima azione è stata su kick-off e non potevo essere più emozionato. E’ stato il momento più bello della mia vita.


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