Lettera di Giorgio De Maria 13 marzo 2010
Mi rivolgo a voi che state per scendere in  campo per una nuova stagione, e per molti la prima.
Siamo un popolo a  parte, un qualcosa di differente nel panorama sportivo nazionale e forse  europeo.
Apparteniamo a una razza distinta e separata, che riesce a  profondere sforzi e sacrifici in cambio di un qualcosa, che a prima vista,  lascia un mucchio di gente sconcertata:
in cambio di niente.
Viviamo un  mondo, dove ormai senti parlare sempre più spesso di anonimi e mediocri  ventenni che riescono a guadagnare anche 1000 € il mese giocando a calcio per  la squadretta del paesino, allenandosi quando se ne ha voglia e in maniere  molto leggere.
Non è il nostro caso.
Nel nostro mondo tanto strano  quanto sconosciuto, ci sono combattenti che si ammazzano nel fango, altri che  arrivano a migrare ogni settimana per centinaia di Km, e altri che fanno tutto  questo a delle età nelle quali normalmente si sfida a tennis il figlio  diciottenne il sabato mattina al circolo, invece che trovare ancora la forza e  la volontà di infilarsi un casco, e scendere in un campo da football...
Per  questo siamo un popolo a parte.

Per questo noi siamo diversi e a mio modo di  vedere, unici.
Per questo noi, abbiamo tutti un dovere morale, nei  confronti di ogni altro guerriero, che sia esso compagno o avversario,  superiore o inferiore, più giovane o più vecchio.
Abbiamo un dovere che è  fondato sulla nostra unicità e proprio a quest’unicità, deve rispetto.
Tra  poco più di ventiquattro ore, molti di noi si lasceranno avvolgere dal vortice  della battaglia, di una nuova guerra.
Quanti sapori, quante sensazioni ogni  volta che ciò accade, o è accaduto in passato, vero?
Domani, molti di voi  inizieranno quello che sappiamo tutti essere un rituale quasi ormai sacro.  

Inizierete a riempire i borsoni con le insegne  della Squadra, riponendo al suo interno oltre che le attrezzature, le vostre  legittime e giuste aspirazioni, i sogni, e le volontà di poter arrivare il più  in la possibile.
Quanti pensieri ci riempiranno la mente e l’anima mentre  riporrete, le scarpe nel solito angolo, il casco girato in un certo modo e lo  shoulderpad in modo che possa contenere più indumenti possibile.  

Rifarete gesti che ormai fanno parte della  vostra stessa esistenza, gesti che avete fatto chissà quante altre volte,  chiuderete quelle cerniere con un sospiro che non vi abbandonerà nemmeno  quando nei vostri letti vi renderete conto che è l’ultima notte prima della  guerra, e vi scoprirete con la mente piena degli stessi pensieri che  probabilmente per millenni, hanno accompagnato gli uomini alla vigilia di una  battaglia.
Ebbene, siatene fieri di tutto questo, perché non è un qualcosa  per tutti.
“Non tutti, possono giocare a football”
Siate fieri  dell’onore che vi viene concesso, e sentitevi dei privilegiati, assaporate  quel gusto ferroso nella bocca, e lasciate che l’odore dello spogliatoio, del  campo, della terra smossa e dell’erba tagliata da poco vi riempia le narici,  voi guerrieri sconosciuti, senza i clamori dei giornali o le maree di fans  assiepati su tribune che non abbiamo mai avuto in vita nostra, e che  probabilmente, mai avremo.
Siamo guerrieri oscuri, combattiamo nelle  tenebre dimenticati dal mondo e dal tempo, e proprio per questo siamo  unici.
Perché quando quel fischio lacererà il silenzio, e un tonfo sordo  catapulterà la palla in cielo, saremo all’improvviso tutti parte di un  qualcosa che forse vediamo e sentiamo solo noi, ma che se anche fosse, rimane  quello che è.

Un privilegio unico.
E il dovere di ognuno  di noi, saper essere degno di tale privilegio, ma non solamente con la  prestazione atletica o la giocata che infiamma i compagni attorno.
Il  dovere di ognuno di noi, dovrebbe essere innanzi tutto saper rispettare ogni  singolo frammento di questa nostra passione, poiché di ognuno di quei  frammenti, essa è composta.
Siate dunque consapevoli di questo, e teniamoci  lontani dagli scempi che ci offrono ogni domenica, altre discipline che  dominano la scena a suon di milioni di euro, e che hanno anche la pretesa di  essere prese a modello comportamentale.
Continuiamo, dunque ad essere  unici, e soprattutto, diversi da tutti loro.
Noi siamo giocatori di  football, una casta a parte, e quelli non sanno nulla di noi, ma nemmeno  potrebbero comprendere.
Sappiatevi guadagnare il rispetto e la stima altrui  con l’umiltà, e non dimenticate che chi si posizionerà di fronte a voi, è un  altro guerriero con i vostri stessi sogni nell’anima.
Siate degni delle  insegne e dei colori che portate, e ricordate che quelli che combatterete,  intendono onorare le proprie.
Siate consapevoli del fatto che si scende in  campo per combattere non per odiare, e che irridere, umiliare o essere sleali  non porta vittorie, ma solo rancori.
Siate coscienti che chi è deputato ad  arbitrare i nostri scontri, non sono personaggi venuti, per vessare o  disturbare, ma sono persone che condividono, a modo loro, la nostra passione,  lo fanno in modo diverso ma non meno essenziale, fanno parte anche loro del  disegno, e come tali, vanno rispettati e considerati.
Verrà un giorno nel  quale ognuno di noi, presto o tardi, dovrà chiudere quel borsone per un’ultima  volta.

Da quel giorno, non sarete ricordati per  quello che avete vinto.
Sarete ricordati per l’ammirazione e la stima che  sarete eventualmente riusciti a instillare nei vostri compagni e nei vostri  avversari nel corso dei vostri anni di guerre, e credetemi, in un mondo, dove  non girano contratti da miliardi e spot pubblicitari, il ricordo e l’onore, è  tutto.
Le medaglie arrugginiscono, le coppe si coprono di polvere, il  rispetto è eterno nelle memorie dei guerrieri.
Che gli Dei vi concedano il  loro sguardo compiaciuto sui campi di battaglia, ove combatterete, e vi diano  la forza di essere degni di ciò cui appartenete.
E ora uomini, alla  guerra!!!

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